Interviews, Personal Questions (It)
Perché ti sei candidato al programma di Mentorship?
Sono alla fine del mio percorso universitario e, nonostante io sia soddisfatto della preparazione tecnica che ho acquisito in questi anni, per rendere al massimo del mio potenziale durante la carriera lavorativa che mi aspetta, sento la necessità di crescere ancora dal punto di vista personale. Questo programma di Mentorship offrirà un supporto e un bagaglio di consigli che sicuramente potranno aiutarmi sia nel breve che nel lungo periodo.
Come pensi che il mentor ti potrà aiutare?
Il primo aspetto dell'aver un mentor che mi aiuterebbe è la condivisione delle sue esperienze passate. È facile commettere errori in situazioni a noi nuove e sarebbe sicuramente d'aiuto se fossimo già a conoscenza di cosa può (e non può) funzionare in tale contesto. Avere un mentor inoltre mi aiuterebbe a pianificare i prossimi step della mia carriera, aiutandomi a comprendere meglio quali sono i miei punti forti e deboli e definire in maniera più vantaggiosa le priorità che mi devo porre.
Quali sono i tuoi obiettivi lavorativi?
Non avendo ancora esperienza a livello lavorativo, ciò a cui voglio dare la priorità nel primo periodo è crescere a livello professionale e sopratutto umano. Penso che saranno i prossimi anni a definire i maniera più marcata i miei obiettivi e a indirizzare la mia carriera. Comunque la caratteristica principale che cerco in una posizione lavorativa è la possibilità di esplorare nuove tecnologie, idee e prodotti e di doversi tenere aggiornato sulle ultime evoluzioni del campo.
Extra: E' mezzanotte e sei in compagnia di alcuni tuoi amici con i quali stai guardando una serie Netflix. Improvvisamente suona forte la sirena dell'allarme della città che annuncia che la tua città è sotto attacco dagli zombie. Che cosa fai?
In questa situazione apocalittica, si presentano subito due possibili opzioni. Nel primo caso, il mondo era già a conoscenza della diffusione del virus causante questa epidemia e la nostra città non è la prima ad essere inondata da zombie. Se ci ritroviamo in questo scenario, allora, dovremmo già essere preparati all'attacco (temendo un possibile risvolto non passarei il tempo su Netflix, a meno che non ci siano documentari sul come salvarsi durante eventi del genere), e quindi basterebbe seguire i protocolli definiti dalle autorità o, in caso di negligenza di questi ultimi, si seguirebbe il piano d'emergenza che abbiano definito noi stessi. Seguendo il protocollo è possibile che tutto proceda liscio e ci potremmo salvare.
Il secondo caso si presenta se dovessimo essere colti impreparati dall'attacco (sia per difetto nostro che per sorte avversa). Due sono le cose che maggiormente ci potrebbero salvare la vita, la tempestività delle nostre azioni e delle informazioni sullo sviluppo dell'attacco. Quindi la prima cosa da fare è collegarsi a più fonti di notizie e guide su internet (sicuramente sarà pieno di wiki su come sopravvivere a epidemie zombie) per decidere come agire. Se l'attacco si sta svolgendo vicino alla nostra posizione, allora la soluzione migliore consiste nel chiudersi subito in casa, rafforzare le difese (ricordandosi però di non ostruire possibili vie di fuga), preparare qualche possibile arma di difesa che si ha a casa e aspettare che il peggio sia passato prima di uscire per ottenere scorte che ci possano sostenere per lunghi periodi ed eventualmente cambiare rifugio. Se, invece, l'attacco sta avvenendo lontano dalla nostra ubicazione, allora la nostra risposta potrà essere ponderata prendendo un pó più di tempo: si può pensare se vale la pena uscire per cambiare rifugio (sapendo con certezza se il luogo è valido o meno, scelte basate su dati incerti o addirittura sbagliati possono avere effetti devastanti), andare a reperire altre scorte o armi (quali e quante dipende dalla situazione iniziale) e se è necessario/possibile dividersi in gruppi per ottimizzare i tempi. L'obiettivo resta comunque quello di chiudersi in un posto facilmente difendibile dall'esterno ma che possa permettere di fuggire, avere scorte di cibo, bevande, medicinali e altri beni essenziali per qualche settimana almeno. L' avere notizie dall'esterno sarebbe anche un ottima risorsa, ma bisogna tenere in considerazione la possibilità che tutte le infrastrutture di comunicazione smettano di funzionare ad un certo punto.
In entrambe le opzioni che ho descritto, se fossimo riusciti a sopravvivere ai primi violenti giorni o settimane, possiamo pensare ad uscire dal rifugio solo quando la situazione esterna sembra essersi calmata.